«Un romanzo, dunque, che esplora [...] la parte più oscura della civiltà di Montagna, quella più rude e “selvatica”, forgiata direttamente dalla durezza della roccia, dalla freddezza del ghiaccio o dal silenzio dei più sperduti valloni in quota, e tuttavia parte inevitabile e inesorabile non solo dell’iconografia montana ma anche dell’essenza stessa del vivere nelle Terre Alte. Una durezza in qualche modo identitaria, forgiante la mente, il cuore e l’animo, a volte quasi insopportabile eppure, per così dire, necessaria.»